Centrostudi

Articoli e approfondimenti sulle ultime normative

La Corte di Giustizia Europea si pronuncia sulle procedure "in house"

Una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea (la C26/03 dell'11 gennaio u.s.) ha disposto che un'amministrazione locale non possa affidare i lavori a società pubbliche delle quali detenga quote di maggioranza, senza preventivamente indire gare d'appalto comunitarie che siano aperte anche ad altri concorrenti.

Sarà sufficiente che anche una quota minoritaria sia detenuta da privati per far sì che non si rientri nell'ambito dell'“in house providing” (operazione interna all'ente pubblico), alla quale non verrebbero, invece, applicate le norme comunitarie aventi ad oggetto gli appalti pubblici.

La Corte ha, cioè, stabilito che le procedure comunitarie in materia di appalti devono essere osservate anche nei casi in cui l'affidamento del contratto sia previsto per una società, che sia distinta dall'amministrazione pubblica, nella quale l'amministrazione stessa detenga una partecipazione insieme con una o più imprese private. Questo principio di tutela fissato dalla Corte deve trovare applicazione indipendentemente dalla quota di partecipazione detenuta dall'amministrazione pubblica.

È', invece, dubbio, e dovrà essere chiarito con successivi interventi, se l'obbligo di indire le gare sussista anche laddove la società, quand'anche distinta dall'amministrazione, sia detenuta al 100% dall'ente locale.